Estratto
dagli atti del 15° Congresso C.T.E. Bari, 4-5-6 novembre 2004
SULLA AZIONE
DIAFRAMMA DEI SISTEMI DI COPERTURA IN EDIFICI INDUSTRIALI PREFABBRICATI IN CALCESTRUZZO
ARMATO
LIBERATO FERRARA,
Politecnico di Milano
GIANDOMENICO TONIOLO, Politecnico di Milano
GEORGIOS TSIONIS, Politecnico di Milano
SUMMARY
It is well known that the effective response of a structure to seismic actions relies on
the diaphragmatic behaviour at storey and roof level. Due to their in-plane stiffness and
strength the diaphragm transfer inertia forces to vertical structural elements and ensure
that they act together to resist the earthquake induced forces.
Roof systems in prefabricated r/c industrial buildings generally employ precast
prestressed roof elements, often feature by non-conventional cross section shapes, and
furthermore separated by interposed skylights. The diaphragmatic behaviour of these roof
systems has to be hence carefully checked, in order to provide a reliable evaluation of
seismic actions on the structures.
In this work, with reference to a sample building, the problem has been analysed through
modal analyses, considering different roof systems. The efficacy of the proposed
simplified design approaches has been also checked.
A simplified design method has been proposed and its reliability has been checked.
1. INTRODUZIONE
Il funzionamento a diaframma dei solai di piano e di copertura è quello che permette di
ripartire le azioni orizzontali del sisma sui diversi elementi resistenti dell'organismo
strutturale e che assicura una risposta vibratoria complessivamente coerente di tutte le
sue parti [01].
Per una struttura gettata in opera tale funzione è facilmente assolta dalla monoliticità
degli impalcati che formano una lastra continua indeformabile nel suo piano. Sarà
sufficiente un incatenamento perimetrale, costituito da armature continue, e degli
adeguati collegamenti con i montanti, per garantire la trasmissione degli sforzi nel
diaframma così confinato e la loro ripartizione sui montanti stessi [02,03].
Anche per i solai costruiti con elementi prefabbricati e completati con getti in opera vi
è una analoga possibilità di realizzare un buon funzionamento a diaframma, previi gli
stessi accorgimenti di incatenamento e collegamento [04]. Questo può riferirsi anche ai
solai realizzati con elementi nervati completati con una soletta gettata in opera sopra
gli elementi [05,06,07]; può riferirsi ancora a solai realizzati con pannelli alveolari
resi solidali con getti di riempimento nei giunti laterali e frontali [08,09,10,11].
In genere però le grandi coperture prefabbricate sono realizzate con elementi posati a
secco, senza getti integrativi in opera e con unioni meccaniche saldate o bullonate [12]
(Fig. 1). Per queste coperture il buon funzionamento a diaframma non è altrettanto
scontato e la trasmissione delle relative azioni, basata su meccanismi che dipendono
dall'assetto delle unioni stesse, va analizzata caso per caso [05].

Figura 1. Edificio
prefabbricato ad uso industriale.
L'azione diaframma
consiste in flussi di sforzi tangenziali Q che trasmettono le forze sismiche dai montanti
più sollecitati a quelli meno sollecitati, ripartendole in modo uniforme sui montanti
stessi e impedendo nel contempo risposte sconnesse dove alcune parti vibrano fuori fase
rispetto ad altre. La valutazione precisa di questi sforzi è ardua; se ne può dare una
valutazione approssimata in rapporto all'entità delle forze sismiche in gioco [13].
Posto di avere pilastrate di eguale rigidezza, come in genere accade negli edifici
industriali prefabbricati, a ciascuna di esse, nell'ipotesi di un perfetto comportamento a
diaframma, compete una quota parte della forza inerziale complessiva Fh pari ad
F'=Fh/(p+1), dove con p si è indicato il numero delle campate nella direzione ortogonale
a quella considerata per l'azione sismica. Nella ipotesi di una copertura completamente
sconnessa, e tenendo conto degli assetti prevalentemente isostatici dei sistemi di
copertura degli edifici prefabbricati, ai montanti intermedi competerebbe, per il medesimo
valore della forza inerziale complessiva Fh, una forza pari ad F"int=Fh/p, mentre a
quelli laterali spetterebbe una forza F"ext=Fh/2p. L'effetto dell'azione diaframma
potrà pertanto essere quantificato nel modo seguente, rispettivamente per i gruppi di
montanti intermedi ed esterni:


A garantire tale trasferimento di forze, legato al ripristino della congruenza imposto dal
comportamento a diaframma, nascerà, nel piano del diaframma stesso, una distribuzione di
forze membranali di scorrimento, che dovrà essere opportunamente definita. Tale criterio
verrà meglio illustrato negli esempi che seguono.
2. DIAFRAMMA
RIGIDO
Una prima situazione (Fig. 2) si riferisce a coperture realizzate con elementi nervati
affiancati e collegati l'uno all'altro da connessioni saldate poste sui bordi delle ali.
In questo caso la solidarietà della lastra è realizzata in modo discreto, attraverso
connessioni puntuali.
L'analisi può essere svolta su di uno equilibrato come quello di Figura 2b. Posto che F0=Fh/2p
rappresenti la forza inerziale corrispondente a metà campata, si avrà, per p=2:

Figura 2. Copertura
con elementi binervati collegati.
0.5DFint = -DFext =Fh/12 = 0.33 F0 = DF.
In tale semplice caso la
risultante delle forze membranali di scorrimento può ipotizzarsi, convenzionalmente,
concentrata nella posizione indicata in Figura 2(b).
Su uno degli n elementi della copertura di una singola campata si ha di conseguenza uno
sforzo di trasmissione
Q = DF/n
che va ad aggiungersi da una parte ed a
sottrarsi dall'altra alla forza media F0 = F/n
Per l'equilibrio dell'elemento si ha
R = F0/2 + Q/2
ovvero
R = F0/2 - Q/2
sugli appoggi,
rispettivamente in corrispondenza dei pilastri laterali e di quelli centrali, ed
S=(Q/m)(l/b)
lungo i bordi, essendo 2 le connessioni dell'elemento sulla trave ed m il numero delle
connessioni distribuite lungo un bordo. Con queste forze si verificheranno le connessioni
stesse, sia quelle sull'appoggio con la trave, sia quelle sui giunti con gli elementi
contigui.
Da notare che le reazioni della trave portante sono in genere poste ad un livello
inferiore rispetto al piano della lastra che trasmette lo sforzo Q (Fig. 2c) e questo
produce locali flessioni trasversali nelle anime e nell'ala dell'elemento, con necessità
di apposite verifiche o di specifici accorgimenti costruttivi.
L'ultimo elemento può avere un bordo libero; in tal caso l'equilibrio lungo la campata è
assicurato dalle componenti H1 e H2 delle reazioni d'appoggio
indicate in Figura 2d:


Si ricorda che lo schema qui presentato
salva l'equilibrio e non la congruenza e che può essere giustificato per un calcolo allo
stato limite ultimo della resistenza, qualora vi sia una sufficiente duttilità delle
connessioni. Sulla base di esso si può assicurare un buon comportamento a diaframma alla
copertura.
In molti casi le grandi coperture con elementi prefabbricati prevedono l'illuminazione
dall'alto attraverso lucernari continui. Gli elementi cioè restano distanziati e non
possono essere connessi l'uno all'altro (Fig. 3a). Un certo grado di funzionamento a
diaframma può ancora sussistere a condizione che le connessioni con la trave realizzino
un incastro nel piano orizzontale del diaframma stesso.
In Figura 3b è dunque rappresentato lo schema di un mezzo elemento con lo sforzo
tangenziale Q = DF/n che gli compete.

Figura 3. Copertura
con elementi binervati distanziati.
All'incastro con la trave
si hanno le seguenti componenti delle reazioni:
R = F0/2 + Q/2
ovvero
R = F0/2 - Q/2
rispettivamente in corrispondenza del pilastri laterali e centrali, e
H = Ql/2b.
La coppia di connettori
che realizza l'incastro va dunque verificata per queste forze, che hanno anche un notevole
effetto sulle travi portanti a causa delle rilevanti azioni trasversali trasmesse.
Di un tale funzionamento a diaframma discontinuo non si ha ancora sufficiente conoscenza e
più approfondite indagini restano necessarie con riferimento anche al comportamento
deformativo dei vari tipi di elementi con i loro diversi profili (Figura 3c). Al Capo 4
vengono presentati i risultati di un'analisi modale che tiene conto della deformabilità
del diaframma di copertura, con valutazione delle effettive forze scambiate dagli elementi
attraverso le connessioni, il tutto raffrontato ai risultati di un calcolo semplificato
che assume come rigido il diaframma di copertura.
3. COPERTURE SCONNESSE
Nel caso di elementi mononervati, come quello rappresentato in Figura 4c, la connessione
semplice con la trave non consente alcun grado di incastro. Gli elementi funzionano come
delle bielle incapaci di trasmettere alcuna azione di diaframma, come illustrato sullo
schema di Figura 4b. La copertura di Figura 4a potrà avere dunque delle risposte
sconnesse al sisma, con pilastrate che vibrano anche in opposizione di fase rispetto a
quelle contigue. Per una tale risposta sorgono dunque problemi di compatibilità
deformativa, che coinvolgono la stabilità degli elementi di completamento e soprattutto
la resistenza delle connessioni con le travi portanti. Per siffatte coperture si dovrà
dunque verificare la compatibilità delle deformazioni per i diversi modi di vibrare della
struttura.
Per un calcolo semplificato, si potranno considerare le due situazioni limite: quella di
una vibrazione in fase di tutte le pilastrate dell'edificio e quella di una vibrazione in
opposizione di fase. Queste situazioni sono rappresentate rispettivamente nelle Figure 5a
e 5b, che descrivono lo spostamento della copertura corrispondente all'ampiezza massima
del moto, nell'ipotesi che le rigidezze traslatorie dei pilastri siano state dimensionate
in modo proporzionale alle corrispondenti forze inerziali.
Indicando con q il peso della copertura per unità di lunghezza, per una
vibrazione in fase come quella di Figura 5a, su ogni pilastrata si ripartisce una sua
porzione efficace:
W1 =ql/2
che porta a delle conseguenti forze inerziali:
_
F1 = agS(T1)W1
per le pilastrate laterali, ovvero
_
F'= agS(T1)2W1
per la pilastrata centrale.

Figura 4. Copertura
con elementi mononervati distanziati.
Siccome in generale le
rigidezze delle due diverse pilastrate (quella laterale e quella centrale) non stanno
nello stesso rapporto 1/2 dei pesi di competenza, per delle vibrazioni totalmente
disaccoppiate si avrebbero dei diversi periodi propri.
Nell'ambito del calcolo semplificato qui descritto, si assume per T il valore conseguente
ad una vibrazione solidale che rapporta il peso efficace globale della copertura,
calcolato come nel seguito per i due modi di vibrazione, alla rigidezza globale di tutte
le sue pilastrate (come se ci fosse un diaframma rigido). In realtà le vibrazioni delle
strutture sconnesse vedono una più complessa combinazione di modi, che si influenzano
reciprocamente attraverso il cinematismo di ripartizione delle masse vibranti. Solo
un'analisi dinamica modale può rilevare una tale combinazione.
Per una vibrazione in opposizione di fase come quella di Figura 5b, su ogni pilastrata si
ripartirà un peso efficace che, per l'equilibrio rotatorio della vibrazione
W2l = Q(2/3)l
con

W2 = ql/6
Il peso efficace della
massa coinvolta nella vibrazione risulta quindi tre volte minore che nel caso precedente,
e modifica sia il periodo proprio di vibrazione, sia l'entità della corrispondente forza
inerziale, che si valuta con:
F2 = agS(T2)W2
per le pilastrate laterali,
ovvero con:
F2 = agS(T2)2W2
per la pilastrata centrale. In particolare, nell'ambito delle stesse approssimazioni della
vibrazione in fase, si può porre:

Assumendo che i due
citati modi di vibrare, quello in fase e quello in controfase, siano i due significativi
per la struttura in esame, per le verifiche di resistenza e di deformazione si potranno
combinare gli effetti E1 ed E2 dei due sistemi di forze con:

dove 0.75 e 0.25 rappresentano in modo approssimato, i rapporti di massa partecipante dei
due modi, secondo quanto sopra calcolato.
Si ricorda che, per la struttura sconnessa in esame, i modi di vibrare risultano in
generale più irregolari di quelli qui sopra ipotizzati. I due modi rappresentati nelle
Figure 5a-b rappresentano dunque due situazioni semplificate convenzionali che consentono
un'analisi statica della struttura riducendola ad un solo grado di libertà. Una più
precisa valutazione delle sollecitazioni può condursi attraverso un'analisi dinamica
modale sul completo assetto tridimensionale della struttura con i suoi effettivi modi di
vibrazione libera.

Figura 5. Modi di vibrazione di struttura con copertura di elementi mononervati:
(a) in fase e (b) in opposizione di fase.
4. ESEMPIO DI CALCOLO
Il calcolo semplificato
presentato ai capi precedenti consente delle analisi statiche lineari operate su sistemi
ad un grado di libertà. Tali analisi possono essere facilmente condotte a mano, senza
particolari mezzi di calcolo automatico e conducono anche alla quantificazione delle forze
ai nodi con cui dimensionare i connettori.
In figura 6 sono rappresentate la pianta e la sezione del prototipo esaminato, che è
organizzato su una maglia 10x15 m, con 5 campate di travi e 2 navate di tegoli. Il peso
della copertura in combinazione sismica è assunto pari a 3.2 kN/m2 (compresa
la neve). Le travi pesano 5.0 kN/m in più sul perimetro e riportano in copertura la quota
parte del peso dei tamponamenti assunta pari a 8.0 kN/m. I pilastri sono di sezione 50x50
cm con I= 52 dm4 ed E=30 kN/mm2. Per l'analisi sismica si pone
l'=0,5l, ottenendo una rigidezza flessionale El'=78000 kNm2 della sezione
fessurata. I calcoli sono ripetuti per due altezze di pilastri, corrispondenti
rispettivamente ai periodi propri di vibrazione T1 = 1.0 sec e T1 =
2.0 sec. I vincoli delle travi sui pilastri sono rappresentati da cerniere nei due piani
di flessione retta e da un incastro nel piano della torsione.

Figura 6. Pianta a sezione della struttura.
In figura 7 è
rappresentata la copertura della soluzione ad elementi nervati accostati e connessi in
modo da formare diaframma rigido. Si riportano dunque per questa soluzione i calcoli
dell'analisi statica lineare che si riferisce ai tre gradi di libertà dell'unico
impalcato. Su di una terna di assi ortogonali con origine al centro, dove l'asse x è
diretto lungo il lato maggiore, l'asse y è diretto lungo l'asse minore e z misura
l'altezza, per un assetto doppiamente simmetrico di massa e di rigidezza, i tre gradi di
libertà risultano disaccopiati e rappresentano le due traslazioni rette lungo x e lungo y
e la rotazione torsionale attorno a z.

Figura 7. Copertura con tegoli binervati accostati
I pesi dell'impalcato valgono:
- copertura: 30.0x50.0x3.2 = 4800 kN
- travi: 3x50.0x5.0 = 750 kN
- pareti: 2x(30.0+50.0)x8.0 = 1280 kN
- W = 6830 kN
Massa impalcato:
M = W/g = 6830/9.81 = 696 kNsec2/m
I parametri del comportamento d'assieme
sono:
- numero pilastri: n = 3x6 = 18
- rigidezza torsionale
(a meno di ki = 3El'/h3)
ly = 2x3x(5.02+15.02+25.02) =5250 m2
lx = 2x6x15.02 = 2700 m2
lt =lx + ly = 5250+2700 = 7950 m2
- eccentricità convenzionali delle
masse:
ex = 30.0x0.05 = 1.5 m per forze Fx
ey = 50.0x0.05 = 2.5 m per forze Fy
CON PILASTRI BASSI: h = 5.35 m
- rigidezza traslatoria:
K = nki =
18x3x78000/5.353 @ 27506 kN/m
- periodo proprio di vibrazione:

- spettro di risposta (suolo di categoria
1B)
con h = 1,
S = 1.2 e Tc = 0.5 sec:
_
Se = 2.5h STc/T1 @ 1.5
- forza sismica (con = ag = 0.35 e q = 4.5):
_
F = agSeW/q = 797 kN
- sollecitazioni su pilastro i d'angolo
(con yi = 15.0 m e xi = 25.0 m):
Sisma lungo x (con ex =
1.5 m)
- tagli lungo x e y:


- momenti al piede attorno y e x:
Miy = Vixh =
249.3 kNm
Mix = Viyh = 20.3 kNm
Sisma lungo y (con ey= 2.5
m)
- tagli lungo y e x:


- momenti al piede attorno a x e y:
Mix = Viyh = 271 kNm
Miy = Vixh = 20.3 kNm
Situazione di verifica con:
N = 7.5 x 5.0 x 3.2 + 5.0 x 5.0 = 145 kN
- prevalente sisma lungo x
Miy = 249.3 + 0.3x20.3 = 255.4 kNm
Mix = 20.3 + 0.3x249.3 = 95.1 kNm
- prevalente sisma lungo y
Mix = 271 + 0.3x20.3 = 277.1 kNm
Miy = 20.3 + 0.3x271 = 101.6 kNm
Spostamento massimo del pilastro i (sisma
lungo x)
- stato limite ultimo di collasso:
dix = qVixh3/(3El') = 13.7 cm (@2.6% h)
- stato limite di danno (con ag/2.5):
_
F' = agSeW/2.5 = 1434.3 kN
F'/F = 1434/797 = 1.80
V'ix = 46.6x1.80 = 83.9 kN
dix = V'ixh3/(3El') = 5.5 cm (=1.0% h)
Spostamento massimo del pilastro i (sisma lungo y)
- stato limite ultimo di collasso:
diy = qViyh3/(3El') = 15 cm (@2.8%
h)
- stato limite di danno con :
_
F' = agSeW/2.5 = 1434.3 kN
F'/F = 1434/797 = 1.80
V'iy = 50.6x1.80 = 91.1 kN
diy = V'iyh3/(3El') = 5.9 cm (=1.1% h)
Forze trasmesse dalle connessioni (v.
Capo 2)
- peso di metà campata
W'=4800/4=1200kN
- forze inerziali sui 20 elementi
_
F = agSeW'/q = 140 kN
F0 = 140/20 @ 7.00 kN
Q = 0.33 F0 @ 2.31 kN
- forze ai 2 appoggi sulla trave
portante:
R = 1.33x7.0/2 = 4.66kN (pilastri laterali)
R = 0.67x7.0/2 = 2.35kN (pilastri centrali)
- forze ai bordi con elementi contigui
(larghezza b=2.5 m; m=5 connessioni):
S = 2.31x15.0/(5x2.5) = 2.78kN
- forze ai 2 appoggi degli ultimi
elementi (d1=0.5m, d2=2.0m):
H1 = 2.31x7.5x(1-2.0/2.5)/1.5 = 2.31kN
H2 = 2.31x7.5x(1-0.5/2.5)/1.5 = 9.24
CON PILASTRI ALTI: h = 8.50 m
- rigidezza traslatoria:
K= nki = 18x3x78000/8.503 = 6859 kN/m
- periodo proprio di vibrazione:

- spettro di risposta (suolo di categoria
1B) con h = 1, S = 1.2 e Tc = 0.5 sec:
_
Se = 2.5h.5 Tc/ T1 @ 0.75
Con rapporto 0.75/1.50 = 1/2 degli spettri di risposta si ottengono i seguenti valori
Sisma lungo x
Vix = 46.6/2 =23.3 kN
Viy = 3.8/2 =1.9 kN
Miy = 23.3x8.5 =198 kNm
Mix = 1.9x8.5 =16.2 kNm
Sisma lungo y
Viy = 50.6/2 =25.3 kN
Vix = 3.8/2 =1.9 kN
Mix = 25.6x8.5 =217.6 kNm
Miy = 1.9x8.5 =16.2 kNm
Situazione di verifica con N = 145 kN
- prevalente sisma lungo x:
Miy =198 + 0.3x16.2 = 200 kNm
Mix = 14 + 0.3x188 = 75.6 kNm
- prevalente sisma lungo y:
Mix= 217.6 + 0.3x16.2 =
222.5 kNm
Miy =16.2 + 0.3x217.6 = 81.5 kNm
Spostamento massimo pilastro i (sisma
lungo x)
- stato limite ultimo di collasso:
dix = qVixh3(3El') = 27.5 cm (@3.2% h)
- stato limite di danno (con ag /2.5)
V'iy = 83.9/2 @ 42.0 kN
dix = V'iy h3/(3EI') = 11.0 cm (1.3% h)
Spostamento massimo pilastro i (sisma lungo y)
- stato limite ultimo di collasso:
diy =qViyh3/(3El') = 29.9 cm (@3.5% di h)
- stato limite di danno (con ag / 2.5)
V'iy = 91.1/2 = 45.6 kN
diy = V'iyh3/(3EI') = 12.0 cm (1.4% di h)
Forze trasmesse dalle connessioni
R = 4.66/2 =2.33 kN (pilastri laterali)
R = 2.35/2 @ 1.18 kN (pilastri centrali)
S = 2.78/2 = 1.39 kN
H1 = 2.31/2 @ 1.16 kN
H2 = 9.24/2 = 4.62 kN
Da notare che la
soluzione più flessibile con pilastri alti, pur richiedendo una minore resistenza
flessionale delle sezioni critiche allo stato limite di collasso (217.6 kNm anziché 277.1
kNm), porta ad eccessivi spostamenti allo stato limite di danno (1.4% h). Per rientrare
nel limite dell'1% dello scorrimento di piano, tale soluzione dovrebbe limitarsi alla zona
sismica 2 (con ag = 0.25 anziché ag
= 0.35).
5. ANALISI DINAMICA MODALE
5.1. Diaframma
rigido
Lo stesso assetto di struttura con diaframma rigido, appena esaminato con semplici calcoli
manuali, viene ora sottoposto ad un'analisi dinamica modale su di un modello
tridimensionale che riproduce con fedeltà le stesse caratteristiche geometriche statiche.
Per tali analisi si è impiegato il codice di calcolo Cast3m [14]. Si è considerata
solamente la struttura con pilastri bassi.
Una prima analisi è condotta salvando nel modello la doppia simmetria di massa e
rigidezza. La Figura A1 dell'Appendice A riproduce i tre modi sensibili di vibrazione
libera, due traslatori nelle direzioni x e y e uno torsionale attorno a z, modi che
evidenziano chiaramente l'effetto diaframma rigido. I valori del periodo T si riferiscono
all'edificio basso con h = 5.35 m.
Questi modi risultano disaccopiati. Nella loro lettura per la valutazione delle
corrispondenti forze inerziali e dei relativi effetti strutturali, sotto l'azione sismica
lungo x "lavora" solo il modo x, sotto l'azione sismica lungo y
"lavora" solo il modo y. Il modo torsionale non è mai richiamato. Dal momento
che i comuni programmi di calcolo prevedono solo azioni sismiche uniformi, su di un tale
modello doppiamente simmetrico non è possibile riprodurre gli effetti torsionali
prescritti dalle norme.
Nella Tabella B1 dell'Appendice B sono riportati i risultati delle analisi. Come nel
calcolo manuale, vengono dati i momenti al piede del pilastro di angolo ed i relativi
spostamenti di sommità. I valori sono espressi in rapporto a quelli del calcolo manuale
stesso. Nella Tabella B1 sono anche riportate le forze trasmesse dalle connessioni tra gli
elementi dell'impalcato, sempre in rapporto a quelle calcolate manualmente.

Figura 8. Assetto convenzionale asimmetrico delle masse: (a) in direzione x; (b)
in direzione y.
Per simulare nel modello
dell'analisi dinamica modale gli effetti torsionali, si modificano artificialmente i pesi
dell'impalcato in modo da ottenere, per ciascuna delle due direzioni, un'eccentricità
delle masse pari al 5% della dimensione dell'edificio in direzione ortogonale all'azione
sismica considerata. In Figura 8 sono rappresentati tali assetti dissimmetrici, dove i
quattro quadranti della pianta dell'impalcato sono contrassegnati con il corrispondente
fattore modificativo del valore corrente dei pesi, a seconda della direzione considerata
per l'azione del sisma. Si nota la grande differenza, ± 20%, da attribuire ai quadranti
contrapposti, differenza che supera le possibili difformità sistematiche ed aleatorie dei
carichi variabili e permanenti. Ma in tale differenza sono convenzionalmente inserite
anche le possibili difformità in pianta delle rigidezze strutturali e dell'azione a
suolo.
La Figura A2 dell'Appendice A riproduce i modi sensibili di vibrazione libera della
struttura. Si nota come questi modi non siano più disaccopiati, così che l'azione
sismica lungo x li coinvolge, con diversi coefficienti ponderali, tutti e tre. Questo vale
anche per l'azione sismica lungo y, come appare dai risultati numerici dell'analisi
riportati nella stessa Tabella B1 dell'Appendice B.
5.2. Diaframma deformabile
In Figura 9 è
rappresentata la copertura della soluzione con tegoli binervati distanziati e vincolati
alla trave con doppia cerniera. Da un calcolo manuale, fatto con l'ipotesi di diaframma
rigido ed ipotizzando la medesima massa vibrante in copertura, sortirebbero ovviamente gli
stessi valori calcolati al capo 4 per le sollecitazioni nei pilastri di angolo. Le forze
trasmesse dalle connessioni con la trave si possono calcolare sullo schema di Figura 3
ottenendo, su ognuno dei 15 tegoli della navata:
F0 = 140/15 = 9.33 kN
Q = 0.33 F0 = 3.11 kN
R = 1.33 x 9.33/2= 6.20 kN (pilastri laterali)
R = 0.67 x 9.33/2= 3.10 kN (pilastri centrali)
H = 3.11x7.5/1.5 = 15.55 kN
avendo assunto la stessa
distanza 1.5 m tra le nervature, come nel caso precedente.
Per questo assetto della struttura si elabora ora un'analisi dinamica modale su di un
modello tridimensionale. Come nel caso precedente si ripete l'analisi per i due assetti
dei carichi gravitazionali, quello effettivo doppiamente simmetrico e quello dissimetrico
di Figura 8.

Figura 9. Copertura con tegoli binervati distanziati.
Nelle Figure A3 e A4
dell'Appendice A sono rappresentati i modi di vibrare rispettivamente per l'assetto
simmetrico e per quello dissimetrico della massa. Dall'analisi escono, per ogni direzione
principale (traslatoria lungo x, traslatoria lungo y, rotatoria attorno a z), più modi di
vibrare. Ma solo il primo vede una percentuale p significativa di massa partecipante,
vicina a quella coinvolta con il diaframma rigido, mentre gli altri portano ad effetti
trascurabili. Ciò vuol dire che l'analisi statica lineare, basata sui tre gradi di
libertà del diaframma rigido, porta a risultati di buona precisione.
Ciò può essere rilevato nella Tabella B2 dell'Appendice B, che riporta i momenti al
piede del pilastro d'angolo ed i relativi spostamenti di sommità, tutti espressi in
rapporto a quelli del calcolo manuale. Nella tabella sono anche riportate le forze
trasmesse dalle connessioni tra trave e tegolo, sempre in rapporto a quelle calcolate
manualmente.

Figura 10. Copertura con tegoli mononervati distanziati.
5.3. Struttura senza diaframma
In Figura 10 è rappresentata la
copertura della soluzione con tegoli distanziati e vincolati alla trave con semplice
cerniera. Per un tale assetto si attendono nella direzione x delle vibrazioni sconnesse
delle pilastrate, che si influenzano reciprocamente solo attraverso il cinematismo di
ripartizione della massa. Nella direzione y la rigidezza flessionale delle travi offre un
certo controllo delle deformazioni vibratorie. Per quanto riguarda le forze trasmesse
dalle connessioni con le travi, queste derivano semplicemente dalla quota parte di massa
portata dal singolo tegolo, senza alcuna ripartizione attraverso l'impalcato.
Per il primo modo di vibrare (Figura 5a) si ha
W1 = 1708 kN
che porta alle forze sismiche
F1 = 0.35x1.5x1708/4.5 @ 200 kN
sulle pilastrate laterali e
F1 = 2x200 = 400 kN
sulla pilastrata centrale.
I tagli alla base dei pilastri sono
V1ix = 200 / 6 = 33.3 kN per la pilastrata laterale
V1ix = 400 / 6 = 66.7 kN per la pilastrata centrale
Per il calcolo delle forze trasmesse
dalle connessioni, la forza inerziale è
F1 = 0.35x1.5x1200/4.5 = 140 kN
Su ciascuno dei 25 tegoli (5 per ciascuna campata come in Fig. 10) agisce la forza
F01 = F1 / 25 = 140 / 25 = 5.60 kN
e su ogni connessione
R1 = F01 = 5.60 kN.
Per il secondo modo di
vibrare si ha

_
Se = 2.5hSTc/T2 @ 2.6 e
W2=W1/3 @ 569 kN che portano alle forze sismiche
F2 = 0.35x2.6x569/4.5 @ 115 kN
alle pilastrate laterali e
F2 = 2x120 = 230 kN
a quella centrale.
I tagli alla base dei pilastri sono
V2ix = 115/6 = 19.2 kN e
V2ix = 230/6 = 38.4 kN
per le due pilatrate.
Per il calcolo delle forze trasmesse dalle connessioni, la forza inerziale è
F2 = 0.35x2.6x400/4.5 = 81 kN
Su ciascuno dei 25 tegoli
agisce quindi la forza
F02 = F2/25 = 81/25 = 3.24 kN
e su ogni connessione
R2 = F02 = 3.24 kN.
Sommando ora i contributi
dei due modi con la regola della combinazione quadratica si ottiene

e per la pilastrata laterale e

per quella centrale e i corrispondenti
momenti alla base dei pilastri valgono rispettivamente
Miy = Vixh
= 136.4 kNm per i pilastri laterali
Miiy = Vixh = 272.8 kNm per i pilastri centrali.
Da ultimo si valuta lo
spostamento massimo del pilastro i, sempre con riferimento all'azione del sisma lungo la
direzione x:
- stato limite ultimo di
collasso:
dix = qVixh3/(3EI') =7.5 cm (1.4% di h)
per la pilastrata laterale
dix = qVixh3/(3EI') =15 cm (2.8% di h)
per la pilastrata centrale
- stato limite di danno
(con ag/2.5)
Vix = 25.5 / 1.8 @ 14.2 kN
diy = Vixh3/(3EI') = 4.2 cm (@ 0.8%
di h)
per la pilastrata laterale
Vix = 51 / 1.8 @ 28.3 kN
diy = Vixh3/(3EI') = 8.3 cm (@ 1.55%
di h)
per la pilastrata centrale
Le forze trasmesse dalle
connessioni valgono

Nel caso in cui si voglia considerare anche
l'effetto della eccentricità non intenzionale delle masse, attraverso una metodologia di
calcolo semplificata quale qui sopra elaborata, l'unica realistica soluzione è quella di
assegnare masse diverse alle singole campate secondo lo schema di Figura 8. Con
riferimento a quanto sopra esposto ne risulterebbero modificate, in ragione del
coefficiente ponderale 1.2 (o 0.8) di Figura 8, unicamente le azioni e gli spostamenti
della pilastrata laterale e le forze scambiate a livello delle corrispondenti connessioni,
come qui di seguito sinteticamente riportato (solo per la situazione peggiore con
coefficiente 1.2):
V1ix =
1.2x200/6 @ 40 kN
V2ix= 1.2x115/6 @ 23 kN

Miy = Vixh = 163.2 kNm per i pilastri laterali
dix = qVixh3/(3EI') @ 9 cm (@ 1.7% di h)
R1 = 1.2 x 5.60 kN = 6.72 kN
R2 = 1.2 x 3.24 kN = 3.89 kN

Anche per questa tipologia di copertura si
elabora la solita analisi dinamica modale sul suo modello tridimensionale, ripetuta per
una distribuzione dei carichi gravitazionali doppiamente simmetrica e per la distribuzione
dissimmetrica di Figura 8.
Nelle Figure A5 e A6 dell'Appendice A sono rappresentati i modi di vibrare rispettivamente
per l'assetto simmetrico e per quello dissimmetrico delle masse. Si notano diversi modi
catalogabili ancora in traslatori lungo x e y, a seconda della simmetria della relativa
deformata. Nella direzione x di maggiore sconnessione, si nota una più sensibile
influenza del secondo modo, rispetto alle situazioni esaminate in precedenza. Nella
direzione y di minore sconnessione, si continua ad avere la grande prevalenza del primo
modo. In quest'ultima direzione si avrà comunque un comportamento più vicino a quello
con diaframma rigido calcolato al capo 4. Nella direzione x si può fare riferimento al
metodo semplificato illustrato al capo 3.
La Tabella B3 dell'Appendice B riporta i momenti al piede del pilastro di angolo e i
relativi spostamenti di sommità, tutti espressi in rapporto a quelli del calcolo manuale.
In particolare ci si riferisce ai calcoli del punto 4.1 per i modi con prevalenti
spostamenti lungo y ed ai calcoli qui sopra riportati per i modi con prevalenti
spostamenti lungo x.
6. CONCLUSIONI
Dai risultati delle analisi modali, condotte per le differenti tipologie di copertura di
un edificio prefabbricato, si è evidenziata una ragionevole attendibilità delle
previsioni ottenibili con le metodologie di calcolo manuale proposte. Il grado di
attendibilità di tali metodologie risulta ovviamente tanto più elevato quanto più
realistico ed affidabile risulta il comportamento a diaframma della copertura cui il
calcolo manuale fa riferimento. Ragionevole affidabilità, nel complesso, mostra anche il
metodo di calcolo semplificato proposto per le coperture sconnesse, pur risultando
necessaria una analisi modale per la corretta valutazione delle percentuali di massa
associate ai diversi modi di vibrazione libera. Quanto sopra detto si riferisce alle
azioni calcolate alla base dei pilastri ed agli spostamenti valutati in sommità degli
stessi.
Per quanto attiene alle forze scambiate a livello delle connessioni, il calcolo manuale
sembra fornire risultati affidabili per quanto attiene alla valutazione della forza di
scorrimento complessiva competente alla mezza campata. Ciò pare confermato dai risultati
relativi alle forze nella direzione del sisma a livello della connessione tegolo-trave
(forza R). Meno affidabili risultano essere le valutazioni relative alle forze scambiate a
livello della connessione tegolo-trave in direzione ortogonale al sisma (forze H1
ed H2) ed alle forze scambiate nelle connessioni fra i tegoli (forze S). Tali
forze sono infatti significativamente legate alla reale distribuzione nel piano del
diaframma della forza di trasmissione e dunque anche alla effettiva deformabilità del
diaframma nel proprio piano, che solo il calcolo automatico è in grado di riprodurre
fedelmente.
Le metodologie di calcolo semplificato proposte necessitano comunque, per poter pervenire
ad una conclusione di validità più generale, di essere confermate e supportate mediante
ulteriori indagini che prendano in considerazione differenti tipologie ed assetti
strutturali oltre quelli qui considerati. Il problema della rigidezza, resistenza e
duttilità delle connessioni, che in questa sede non è stato affrontato, pure costituisce
tematica per successivi necessari approfondimenti teorici e sperimentali.
7. BIBLIOGRAFIA
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earthquake resistance. Part 1: General rules, seismic actions and rules for
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[03] ORDINANZA PCDM n° 3274, "Primi elementi in materia di criteri
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January-February 2000, pp. 50-65.
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shear diaphragm capacity of hollow-core slabs", PCI Journal, January-February 1981,
pp. 118-133
[09] G.DAVIES, K.S. ELLIOT, W.OMAR, "Horizontal diaphragm action in
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[10] J.C. MEJIA-McMASTER, R. PARK, "Tests on special reinforcement
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hollow-core floors", Proc. FIP'94 - XII Congress . Washington, DC, May 1994
[12] J.A. PINCHEIRA, M.G. OLIVA, F.I. KUSUMO-RAHARDJO, "Tests on
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May-June 1998, pp. 82-96
[13] D.P. CLOUGH, "Considerations in the design and construction of
preacst concrete diaphragms for earthquake loads", PCI Journal, March-April 1982, pp.
78-93.
[14] A. MILLARD, "Castem 2000 - Guide d'utilisation", Rapport
CEA 93/007, 1993.
Contatti con gli
autori
liberato.ferrara@polimi.it
toniolo@stru.polimi.it
tsionis@stru.polimi.it
APPENDICE A: MODI DI VIBRAZIONE LIBERA
Si riportano qui di seguito i grafici relativi alle deformate modali delle strutture
oggetto degli esempi di calcolo riportati nel testo, quali sortiti dallanalisi
modale condotta con il codice di calcolo CAST3M. Sono indicati anche il relativo periodo
di oscillazione e la percentuale di massa partecipante. Per ciascuna tipologia esaminata
sono stati riportati i primi significativi modi di vibrare nelle due direzioni traslatorie
x ed y e torsionale attorno a z, in funzione della tipologia di copertura considerata. Nel
caso di assetto asimmetrico delle masse sono stati riportati entrambi i casi relativi alla
eccentricità delle masse nelle due direzioni x e y.

Modo x1: T = 1.12 sec
eccentricità y - p = 93.86 % |

Modo y1: T = 1.16 sec
eccentricità x - p = 97.11 % |

Modo x2: T = 0.57 sec
eccentricità y -p = 5.94 % |

Modo y2: T = 0.93 sec
eccentricità x - p = 1.06 % |

Modo x3: T = 0.33 sec
eccentricità y - p = 0.01 % |

Modo y3: T = 0.78 sec
eccentricità x - p = 1.05 % |
Figura A6. Vibrazione con tegoli mononervati distanziati e massa dissimmetrica. |
APPENDICE B: RISULTATI
DELLANALISI MODALE
Nelle seguenti tabelle sono riportati i risultati dellanalisi modale, espressi in
rapporto a quelli del calcolo manuale. Mx ed My rappresentano i momenti flettenti al piede del pilastro dangolo, dx e dy gli spostamenti in sommità del medesimo
pilastro, R, S, H1 ed H2 le forze trasmesse
dalle connessioni (vedi Figg. 2,3,4). Con riferimento a queste ultime, nel caso di assetto
dissimmetrico delle masse, il confronto è stato riferito ai valori ottenuti mediante il
calcolo manuale (§4,5.2,5.3) moltiplicati per il coefficiente 1.2 introdotto
nellanalisi modale per tener conto della eccentricità non intenzionale delle masse.

Tabella B1. Risultati delle
analisi per copertura con tegoli binervati accostati diaframma rigido.

Tabella B2. Risultati delle analisi per copertura con tegoli binervati
distanziati
diaframma deformabile.

Tabella B3. Risultati delle analisi per copertura con tegoli mononervati
distanziati
copertura sconnessa.
|